Le origini del Premio

Capri S. Michele

Anacapri la Casa Rossa

Avevo undici anni quando a Capri si riunirono i delegati delle Società Europee di Radiodiffusione, per fondare un premio che si pensava potesse essere il Premio Capri, ed invece diventò il Premio Italia, ed ha avuto ed ha, di anno in anno, sede diversa.

Il convegno si svolse dal 13 al 18 Settembre 1948. Le giornate furono per lo più di vento e di pioggia. Fu nel pomeriggio di una di queste giornate, dopo una rabbiosa e sferzante pioggia, mentre il cielo era ancora tutto coperto, che andai verso il Quisisana, dove il convegno si svolgeva. Soffermandomi davanti all'ingresso dell'albergo mi domandai che cosa potesse essere il premio, seminando inconsapevolmente in me stesso qualcosa che avrei coltivato con gran cura.

In seguito Eugenio Aprea mi rivelò che di un premio a Capri si era già parlato due anni prima, e precisamente nel luglio del 1946, quando, durante una riunione che si svolgeva nel gabinetto del sindaco, il prof. Tricò della Rai di Napoli ipotizzò un "Premio letterario Capri" che potesse e dovesse diventare "la più grande manifestazione d'Italia e forse dell'estero".

Presidente della giuria del premio sarebbe dovuto essere Benedetto Croce, tra i membri erano previsti: Corrado Alvaro, Antonio Baldini, Massimo Bontempelli, Curzio Malaparte, Paolo Monelli, Alberto Moravia, Orio Vergani, Elio Vittorini.

Il bel calendario dell'Enit del 1947 segnalava che il Premio si sarebbe svolto il 6 Aprile, giorno di Pasqua. Ma esso non si tenne mai.

Alcuni anni dopo mentre frequentavo il liceo classico a Sorrento, studiando la letteratura greca, appresi del concorso istituito o reso stabile nel 534 a.c. da Pisistrato nelle Grandi Dionisie. A quel concorso, al quale parteciparono anche Eschilo, Sofocle, Euripide, erano ammessi tre poeti, i quali presentavano ognuno tre tragedie ed un dramma satiresco o quattro tragedie. Cinque giudici assegnavano i tre premi in gara, oltre ad una corona d'edera.

In seguito ogni volta che mi soffermavo su quel concorso, che presentava opere che armonizzavano splendidamente il dionisiaco con l'apollineo, ripensavo ad un premio caprese, che, dandomi grande coraggio, annunciai di voler fondare nell'agosto del 1978, ma che, con Marta Muzi Saraceno, potei iniziare, in sordina, nel luglio del 1984.

Il premio era finalizzato a dare  possibilità di incontro agli amanti della letteratura per parlare di o sentir parlare di libri da leggere quando ci si può raccogliere in se stessi, e specialmente quando: "mentre tacciono i telefoni ed arde solo una piccola lampada sul tavolo, prende forma il mistero ineffabile della parola che resta". Ma soprattutto  aveva la finalità di ricordare il bisogno di formare interiormente se stessi e di rendersi conto dei propri rapporti personali con l'epoca e con l'eternità.

Nelle prime edizioni fu la stessa giuria che indicò direttamente l'opera che principalmente soddisfaceva questa finalità. Poi essa fu scelta fra quelle candidate dagli editori. Le opere finora premiate sono armonizzate fra loro, giacché tutte ricordano il bisogno di formare e riconquistare se stessi, e svelano la situazione dell'epoca nel momento in cui sono state pubblicate, invitando il lettore a rendersi conto dei propri rapporti con essa e con l'eternità. Le opere costituiscono contemporaneamente un cammino che rivela dove si era e dove si è, in modo da poter determinare con chiarezza dove andare.

Raffaele Vacca

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